Uno dei capi punta delle collezioni Soko Ni Inai sono le t-shirt. Un capo essenziale e versatile che non conosce età o stagione sia per un look casual, con un paio di jeans e delle sneakers, sia in ambiti più ricercati, magari abbinata ad un completo androgino e tacco alto.
Con manica lunga, corta, a tre quarti: la t-shirt deve il suo nome alla sua stessa sagoma a forma di “T” data dalle maniche corte, girocollo e dal taglio del busto dritto. La storia di questo iconico capo ha origini lontane: capi di abbigliamento analoghi con maniche di varia lunghezza, esistevano già in età antica (presso gli Etruschi) e nel periodo rinascimentale ma ebbe la sua massima diffusione a partire dal XVIII secolo, proposta come indumento intimo da portare sotto ai vestiti.
Nel XIX secolo venne sdoganata ed entrò a far parte dell’abbigliamento informale e casual, indossata da operai durante l’orario di lavoro, sia per la sua comodità, sia per la mancanza del colletto, che all’epoca era visto come elemento distintivo di eleganza, tipica delle classi più abbienti.
Intorno al 1940, le forze armate statunitensi adottarono la maglietta a girocollo come parte della divisa per i propri uomini diffondendosi in Europa durante la Seconda guerra mondiale.
La diffusione della T-shirt si consolidò negli anni ‘50 grazie al grande schermo con Montgomery Clift in Un posto al sole (1951), Marlon Brando ne Il selvaggio (1953) e James Dean in Gioventù bruciata (1955). La T-shirt era entrata ufficialmente nel guardaroba maschile come capo di abbigliamento a tutti gli effetti per il tempo libero.
Il sex appeal intrinseco della T-shirt, venne apprezzato prima di tutto da cantanti e attrici negli anni ‘60, e divenne un capo realmente unisex negli anni ’70: nel 1977 Jacqueline Bisset scandalizzò le platee americane con la sua maglietta bianca, bagnata e trasparente, nel film Abissi.
Quando la T-shirt lasciò l’esclusiva dell’underwear divenne uno spazio bianco per mandare un messaggio, che fosse politico, pubblicitario, esplicito o umoristico.
Le T-shirt couture sono in commercio dagli anni ‘50 e da allora il capo è stato reinterpretato da moltissimi stilisti: Yves Saint Laurent e Dior negli anni ‘70, Chanel, Lacoste, Calvin Klein, Polo Ralph Lauren negli anni ‘90. Per Giorgio Armani, Helmut Lang e Nicolas Ghesquière la T-shirt fa parte della loro uniforme.
Un must have senza tempo.